Probabilmente, se vi chiedessi di pensare alle parole più cattive che vi siano mai state rivolte nel corso della vostra vita, la vostra memoria comincerebbe a proporvi tutta una serie di episodi spiacevoli più o meno recenti. A volte, può essere capitato anche a noi di rivolgere parole poco gentili ad altre persone e di pentircene, magari scusandoci successivamente. Crescendo, abbiamo imparato a misurare le parole, perché abbiamo compreso, sulla nostra pelle e su quella degli altri, che le parole possono infliggere ferite molto profonde.
Ma che succede quando invece parliamo a noi stessi? Abbiamo la stessa premura di moderare termini e toni in base alle circostanze e alla gravità della situazione? Ci preoccupiamo di quanto le cose che ci diciamo possano ferirci? Ci curiamo delle conseguenze che quelle parole tanto dure avranno sulle nostre emozioni?
Di solito, purtroppo, non è così. Ad esempio, se un caro amico venisse da noi e ci raccontasse che, pur avendo studiato per un mese, non è riuscito a superare un esame importante a causa dell’ansia eccessiva, difficilmente gli daremmo dell’idiota, eppure, quella sarebbe probabilmente la parola più gentile che rivolgeremmo a noi stessi se fossimo noi a trovarci nelle medesime circostanze.
Se una nostra amica ci confidasse, in lacrime, che il suo ragazzo l’ha appena mollata per un’altra, dubito che noi le diremmo: “Se ti ha lasciata è solo colpa tua, perché sei brutta, grassa e non vali niente!”, eppure, purtroppo, se fossimo noi a trovarci in quella situazione, non esiteremmo a dire a noi stessi una cattiveria simile (e molte, molte altre in seguito…).
Siamo così abituati a criticarci ferocemente per ogni minimo errore, che spesso non riusciamo a realizzare pienamente la gravità e il peso delle parole che rivolgiamo continuamente a noi stessi, eppure, anche se non ce ne accorgiamo, queste ci feriscono al pari – e in alcuni casi anche di più – di quelle che ci vengono mosse dagli altri.
È tutto così automatico, che sembra quasi essere diventato un rumore di fondo, una radio sempre accesa che ci disturba, senza che ne siamo nemmeno completamente consapevoli e che non fa che trasmettere incessantemente sempre gli stessi tormentoni: “Non valgo niente”, “Sono un incapace”, “Sono un totale fallimento”, “Ho sbagliato tutto nella vita”; “Non riesco a farne mai una giusta!”, “Non sono all’altezza!”, ecc…
Come avrete intuito, non si tratta esattamente della colonna sonora ideale per la nostra esistenza, eppure Radio Tormento è sempre lì, a riproporci sempre gli stessi pezzi dalla mattina alla sera, impedendoci di concentrarci a lavoro o durante lo studio, mettendoci di cattivo umore, facendoci sentire piccoli, brutti e impotenti. Anche prendere sonno diventa un’impresa con Radio Tormento sempre accesa. E al risveglio? Sempre la stessa musica… di nuovo… e di nuovo… e di nuovo…
Ma cosa possiamo fare per cambiare musica?
Impara ad essere tuo amico
Cerca di comportarti con te stesso come ti comporteresti con un caro amico. La prossima volta che ti accorgerai che ti stai criticando aspramente, prova un attimo a riflettere su quello che stai dicendo a te stesso. Se un tuo caro amico si trovasse nella medesima situazione gli diresti le stesse cose? Cosa gli diresti esattamente? Con che tono gli parleresti? Cosa faresti per farlo stare meglio? Che consigli gli daresti per risollevarsi?
Se puoi, metti tutto questo per iscritto. In questo modo, l’esercizio sarà più efficace.
La “Top Ten” dei pensieri autocritici
Prendi un quaderno o un foglio di carta e fai una lista dei dieci pensieri autocritici negativi più ricorrenti e feroci (i brani che Radio Tormento trasmette più frequentemente). Dai un nome a questi brani, ad esempio, quando la tua mente comincia a raccontarti che sei uno stupido e che non riesci a fare quello che dovresti fare, potresti assegnare il titolo “Sono uno stupido” a questa canzone. In questo modo, quando la tua mente ti rifilerà per l’ennesima volta questa storiella, potrai dire a te stesso:
<< Ecco, Radio Tormento sta trasmettendo di nuovo “Sono proprio stupido”! >>
Sembra un esercizio strano, ma serve a renderci più consapevoli dei nostri pensieri autocritici e a riconoscerli più in fretta.
Prova a cantare
Prova a cantare i brani della tua Top Ten (la lista di pensieri autocritici che hai costruito nell’esercizio precedente) usando come basi musicali delle melodie buffe e divertenti. Ad esempio, potresti scegliere di prendere “Ho sbagliato tutto nella vita!”, uno dei più grandi classici dei tutti i tempi, e cantarlo sulla musica di Ghostbusters, oppure potresti optare per la frase “Sono un totale fallimento” e cantarla sulle note della sigla di Dragon Ball. Questa tecnica serve a prendere le distanze dal contenuto delle parole dure che rivolgiamo a noi stessi, aiutandoci a distanziarcene emotivamente. Più ci si allena ad usarla, migliori saranno i risultati.
Abbassa il volume
Chiudi gli occhi, fai qualche respiro profondo e cerca di visualizzare mentalmente Radio Tormento. Ora immaginati mentre ti avvicini alla radio e visualizza te stesso mentre abbassi il volume. Ricorda che i pensieri sono solo parole, non sono sempre veri, giusti e utili, non dobbiamo dar loro sempre retta, soprattutto quando ci rendono la vita peggiore.
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Sono una psicologa abilitata e iscritta all’albo degli psicologi del Piemonte, lavoro come libera professionista a Torino, collaboro col Centro Psicologico Anthropos di Foggia e offro consulenze psicologiche anche online e telefonicamente. Attualmente, mi sto specializzando in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale presso l’Istituto Watson di Torino.
Nell’ambito del mio percorso accademico e professionale, ho avuto modo di approfondire lo studio della Psicologia Positiva, dell’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e del Benessere Psicologico (in particolar modo quello degli studenti universitari, che è stato oggetto della mia tesi di laurea). Nel mio lavoro, utilizzo molto tecniche di rilassamento psicofisico e di mindfulness, alle quali dedico anche corsi ed eventi specifici.
Nel mio blog, scrivo di psicologia, ma anche di come il mondo della psicologia si intreccia con quello della narrativa, del teatro, del cinema, delle serie tv, dei fumetti e dei videogiochi.
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