A volte, nel corso della nostra esistenza, ci imbattiamo casualmente in qualcosa che entra immediatamente in risonanza con noi e, improvvisamente, amplia la nostra visione del mondo, spingendoci all’azione e ispirandoci nelle nostre scelte di vita. Può trattarsi di qualsiasi cosa: le parole di un amico o di un familiare, una poesia, una canzone, il passo di un libro, il dialogo di un film…
E’ proprio questo genere di esperienza che ho sperimentato quando ho guardato per la prima volta il video di una conferenza intitolata “Why we all need to practice emotional first aid”, che può essere tradotto come “Perchè tutti noi abbiamo bisogno di praticare il pronto soccorso emotivo”. In questo video (che troverete per intero alla fine di questo articolo), lo psicologo Guy Winch, usando un linguaggio semplice e degli esempi efficaci, mette in risalto un concetto di estrema importanza e cioè che noi siamo abituati ed educati ad avere molta più cura per la nostra salute fisica, che per la nostra salute psicologica. L’importanza che attribuiamo a questi due aspetti è profondamente diversa e questo forte favoritismo è fonte di notevoli problemi nella nostra vita quotidiana.
“Sappiamo tutti come prenderci cura della nostra salute fisica e come praticare l’igiene dentale, giusto? Lo sappiamo da quando abbiamo cinque anni. Ma cosa sappiamo sul mantenimento della salute psicologica? Beh, niente. Cosa insegniamo ai nostri bambini sull’igiene emozionale? Niente. Com’è possibile che passiamo più tempo a prenderci cura dei nostri denti che delle nostre menti? Com’è che per noi la salute fisica è così tanto importante rispetto a quella psicologica?”
(Winch, 2014)
Le ferite fisiche
Quando, affettando delle verdure, ci tagliamo inavvertitamente con la lama di un coltello, proviamo subito una sensazione di dolore, ma sappiamo benissimo come intervenire: ci armiamo immediatamente di disinfettante e cerotti e ci attrezziamo subito per lavare, disinfettare e medicare la ferita.
Sapremmo benissimo come comportarci anche se avessimo a che fare un mal di testa, una sbucciatura o una scottatura e comunque, qualora fossimo incerti sul da farsi, non sarebbe difficile trovare qualcuno in grado di darci delle indicazioni.
Si tratta infatti di tagli e malanni molto comuni che capitano a tutti abbastanza frequentemente, ragion per cui ogni casa è giustamente provvista dei rimedi basilari per affrontare subito queste piccole emergenze quotidiane, perché sappiamo benissimo che, se non vengono curate subito nel modo giusto, rischiano di aggravarsi e di diventare pericolose per la nostra salute.
Le ferite psicologiche
Nel corso della nostra vita, tuttavia, siamo spesso costretti a fare i conti anche con una diversa gamma di ferite, quelle psicologiche. Guy Winch, nel suo libro “Emotional First Aid” (tradotto come “Pronto Intervento Emozioni” nella versione italiana) illustra gli effetti di sette ferite psicologiche molto comuni:
1. Rifiuto: essere rifiutati da una persona che consideravamo un potenziale partner, non essere invitati al compleanno di un compagno di scuola o di un collega di lavoro, non essere accettati dal gruppo dei pari, non essere assunti dopo un colloquio di lavoro, ecc…
2.Solitudine: sentirsi isolati rispetto ai compagni di scuola o ai colleghi, sentirsi soli dopo aver cambiato città, sentirsi soli nonostante si stia vivendo con la propria famiglia, ecc…
3.Perdita e Trauma: il lutto per la morte di un genitore, di un figlio, di un amico, la fine di una relazione importante, la morte di un animale domestico a cui eravamo molto legati, ecc…
4.Senso di colpa: per non aver dedicato abbastanza tempo alla cura dei nostri figli e dei nostri genitori, per aver trattato male un amico, per essere di peso agli altri o per non riuscire a raggiungere gli standard che gli altri ci impongono, ecc…
5. Ruminazione: quel meccanismo che ci porta a pensare e ripensare continuamente agli eventi dolorosi, agli errori, ai fallimenti, a quello che avremmo potuto fare diversamente nella vita, ecc…
6.Fallimento: essere bocciati ad un esame universitario o non ottenere il voto che avremmo desiderato, non riuscire a portare a termine una dieta, non riuscire a smettere di fumare o di bere, ecc…
7. Bassa autostima: sentirsi brutti, incapaci, inadeguati, senza speranza, non all’altezza, inferiori rispetto agli altri. ecc…
In situazioni come queste, anche se il nostro corpo non viene direttamente compromesso, noi sperimentiamo ugualmente dolore, con la differenza che spesso non abbiamo idea di cosa fare. Nessuno ci ha insegnato come comportarci in questi casi, non abbiamo un armadietto dove cercare un rimedio adeguato e, spesso, se facciamo qualcosa, finisce col rivelarsi inutile o addirittura controproducente.
Sappiamo che esistono gli psicologi, ma non ci sembra proprio il caso di rivolgerci ad un professionista per una cosa tanto ordinaria… in fondo sarebbe un po’ come andare al pronto soccorso per un banale raffreddore. Queste comuni ferite psicologiche, tuttavia, al pari di quelle fisiche, se non trattate, possono aggravarsi e diventare pericolose per la nostra salute psicofisica. Quindi, che fare?
“…anche se abbiamo ormai tecniche scientificamente provate per curare questi tipi di ferite psicologiche, non lo facciamo. Non ci viene neanche in mente, che dovremmo. “Oh, ti senti depresso? Non ci pensare! È tutto nella tua testa!” Immaginate di dirlo a qualcuno che ha una gamba rotta; “Oh, non ci pensare! È tutto nella tua gamba!” È tempo di colmare il divario tra salute fisica e psicologica!”
(Winch, 2014)
Una cassetta di pronto intervento emotivo
Per ognuna delle sette ferite psicologiche comuni da lui individuate, Guy Winch, nel suo libro, ci propone una serie di rimedi efficaci ed evidence-based (basati su evidenze scientifiche).
L’intento dello psicoterapeuta americano è proprio quello di aiutarci a costruire un equivalente psicologico dell’armadietto dei farmaci di cui parlavamo prima, una cassetta di pronto soccorso emotivo a cui ricorrere immediatamente in caso di emergenza.
Mi sono sentita profondamente arricchita dalla lettura di questo libro. Ho messo in pratica alcuni dei rimedi suggeriti e molti ho anche avuto modo di utilizzarli nell’ambito del mio lavoro di psicologa. Vi suggerisco di leggerlo. E’ disponibile sia in versione cartacea che digitale.
Qui sotto potete guardare il video della conferenza. E’ in inglese, ma si possono facilmente attivare i sottotitoli in italiano. Il testo dell’intero discorso, invece, potete trovarlo qui. Questo video ha costituito, per me, una grande fonte di ispirazione e spero davvero che possa esserlo anche per voi!
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Sono una psicologa abilitata e iscritta all’albo degli psicologi del Piemonte, lavoro come libera professionista a Torino, collaboro col Centro Psicologico Anthropos di Foggia e offro consulenze psicologiche anche online e telefonicamente. Attualmente, mi sto specializzando in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale presso l’Istituto Watson di Torino.
Nell’ambito del mio percorso accademico e professionale, ho avuto modo di approfondire lo studio della Psicologia Positiva, dell’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e del Benessere Psicologico (in particolar modo quello degli studenti universitari, che è stato oggetto della mia tesi di laurea). Nel mio lavoro, utilizzo molto tecniche di rilassamento psicofisico e di mindfulness, alle quali dedico anche corsi ed eventi specifici.
Nel mio blog, scrivo di psicologia, ma anche di come il mondo della psicologia si intreccia con quello della narrativa, del teatro, del cinema, delle serie tv, dei fumetti e dei videogiochi.
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